SICUREZZA DEGLI INSEGNANTI NELLE SCUOLE:

PROF SOTTO ATTACCO, CHE FARE?

Mentre viene reintrodotta l’ora di educazione civica in classe, emerge la questione sicurezza degli insegnanti nelle scuole. Prof sempre più sotto attacco da parte di studenti e genitori: il contatore di Tuttoscuola si aggiorna costantemente. Solo nell’anno scolastico 2017-2018, sono stati 36 gli episodi di violenza contro gli insegnanti (per metà, commessi da ragazzi e, per la restante metà, da genitori) in varie città italiane (Cosenza, Torino, Bari, Modena, Cagliari, Treviso, Como, Siracusa, Piacenza, Caserta, Alessandria, Foggia, Sondrio, Forlì-Cesena, Parma, Sassari, Firenze, Mestre, Lucca, Pesaro, Roma, Palermo, Napoli, Avellino, Milano, Taranto, Padova).

La petizione lanciata dal gruppo Professione Insegnante ha raccolto 100.000 firme per chiedere al Governo misure concrete in grado di combattere un fenomeno che non tende ad arrestarsi, anzi. La petizione ha avuto successo per un motivo ovvio: il problema è fortemente sentito dai docenti, probabilmente più degli aumenti contrattuali.

Reagisce la Lega e il Ministero dell’Istruzione.

SICUREZZA DEGLI INSEGNANTI: LA REAZIONE DELLA LEGA

Di recente, la vicepreside 63enne di un istituto superiore di Lodi è stata aggredita da una madre per la sospensione della figlia dovuta a cattiva condotta. La docente è stata aggredita con manate e pugni al volto e portata al pronto soccorso.

Qualche settimana fa, alcuni studenti di un istituto tecnico di Feltre  hanno organizzato un agguato al loro docente di Chimica nel laboratorio scolastico.

Due gocce che hanno fatto traboccare il vaso scatenando la furia leghista. La Lega ha detto basta presentando in Commissione Cultura alla Camera un disegno di legge (a prima firma del deputato Rossano Sasso) per inasprire le pene nei confronti di chiunque usi violenze fisiche e verbali nei confronti dei docenti nell’esercizio delle loro funzioni.

La destra leghista ha chiesto l’arresto immediato dell’autrice dell’aggressione a Lodi. Un bel gesto di solidarietà ma, probabilmente, non basta per risolvere il problema. Punire gli aggressori è, ovviamente, giusto ma, per evitare che certi episodi si ripetano, è importante che, soprattutto la politica, restituisca la centralità alla professione di docente e di tutto il personale scolastico riconoscendo la dignità di chi s’impegna ogni giorno per formare i giovani.

PER LA SICUREZZA DEGLI INSEGNANTI, IL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE SI COSTITUIRÀ PARTE CIVILE

Di fronte ad episodi di violenza come l’aggressione a Lodi, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha ribadito alla Camera la sua posizione: “Il Ministero si costituirà parte civile” nei procedimenti penali per episodi di violenza (o minaccia) contro il personale della scuola da parte di studenti e genitori (o parenti).

Dopotutto, il rispetto dei docenti (da parte di studenti, genitori, preside o chiunque altro) non è facoltativo. Non è superfluo ricordare che l’insegnante non è soltanto un educatore ma un pubblico ufficiale, al pari di un poliziotto o di un vigile urbano.

CHI OFFENDE UN PROF COMMETTE IL REATO DI OLTRAGGIO A PUBBLICO UFFICIALE

L’oltraggio a pubblico ufficiale (il fatto di offenderlo pubblicamente nell’esercizio delle sue funzioni) è reato punibile fino a tre anni di reclusione.

Sono riconosciuti pubblici ufficiali dalla legge i consulenti tecnici, i periti d’ufficio, gli ufficiali giudiziari, i curatori fallimentari, i portalettere o fattorini postali, gli ispettori e gli ufficiali sanitari, i notai, i sindaci, i consiglieri comunali, gli appartenenti alle Forze di Polizia e armate, i vigili del fuoco e urbani, i magistrati e, non ultimi, gli insegnanti delle scuole pubbliche (anche i docenti di scuola paritaria, il coordinatore didattico e il gestore).

Con la sentenza n. 15367/2014 la Corte di Cassazione ha ribadito la qualità di pubblico ufficiale dell’insegnante di scuola media nell’esercizio delle sue funzioni (lezioni e attività connesse come quelle preparatorie, contestuali e successive, inclusi gli incontri con i genitori degli allievi.

I riferimenti al reato di oltraggio a pubblico ufficiale sono contenuti nell’art. 357 del Codice penale, nelle leggi n. 86/90 e n. 181/92, nelle sentenze della Corte di Cassazione n. 229/1986, n. 6685/1992, n. 3004/1999 e n. 15367/2014.

IL CASO ESTREMO IN FLORIDA

Nelle ultime ore, è stata pubblicata la notizia dei prof armati in Florida secondo un provvedimento di legge firmato dal governatore Ron DeSantis che autorizza gi insegnanti ad entrare in classe con una pistola nella fondina.

La legge, presentata dopo la sparatoria di uno studente armato del febbraio 2018 avvenuta nel liceo di Parkland in cui persero la vita 17 persone, ha scatenato non poche polemiche anche da parte degli studenti: “Così corriamo più rischi”.

Questo provvedimento consente a tutto il personale scolastico di frequentare corsi per imparare ad usare armi da portare in classe. I prof dovranno sottoporsi ad una valutazione psichiatrica: la decisione di armarsi sarà individuale e volontaria.

Siamo assolutamente a favore della tutela degli insegnanti ma una legge del genere ci sembra pura follia.

DOCENTI COLTE DA INFARTO O SFREGIATE, AGGREDITE DA GENITORI O STUDENTI

Ad alimentare il fuoco della preoccupazione tra gli insegnanti è stato anche il recente caso di una docente inglese, Karen Doyle, morta per un infarto causato dall’aggressione del genitore di un alunno all’interno di una scuola in Inghilterra. Un fatto gravissimo che ha ulteriormente scatenato il fenomeno della sicurezza degli insegnanti vittime di genitori e studenti arroganti, violenti ed aggressivi.

Come dimenticare la vicenda avvenuta in provincia di Caserta della docente sfregiata al viso con un coltello da un alunno? Il motivo? La prof lo esortava a farsi interrogare per le valutazioni quadrimestrali. La docente è stata insignita con una medaglia, un’onorificenza del premier Gentiloni…

La violenza contro i docenti rende il loro lavoro ‘a rischio’. Il ruolo istituzionale dell’insegnante è in crisi e in pericolo, minacciato da studenti arroganti e genitori sempre più dalla parte dei figli. Gli insegnanti offesi o aggrediti spesso non denunciano. Perché? Per il clima di disinteresse generale della politica, dei sindacati di categoria, delle istituzioni. Nelle scuole non esistono strumenti ed accorgimenti per garantire tutela ai docenti ed a tutto il personale scolastico. I prof non denunciano perché sanno di non essere abbastanza tutelati, devono affrontare da soli aggressioni ed offese, sanno che nulla accadrà dopo la denuncia.

GLI INSEGNANTI DEVONO DIFENDERSI, ECCO COME

Non è con la rassegnazione che si affronta il problema sicurezza degli insegnanti. Lo diciamo agli stessi docenti che hanno, invece, tutto il diritto di difendersi.

Offendere pubblicamente un insegnante si traduce in oltraggio a pubblico ufficiale.

In più, certi atti violenti contro gli insegnanti possono costituire reato di:

  • Stalking;
  • Percosse;
  • Lesioni;
  • Violenza privata;
  • Minaccia;
  • Diffamazione.

Il docente che subisce un’aggressione verbale o fisica deve informare il preside con lettera scritta.

In base all’art. 2087 del Codice civile il preside ha la responsabilità del dirigente; di conseguenza, ha l’obbligo di adottare le necessarie misure per tutelare l’integrità fisica e morale dei dipendenti. Una volta avvisato, il preside deve denunciare l’accaduto in riferimento ai reati perseguibili d’ufficio (art. 331 del Codice penale). Dovrà presentare o trasmettere la denuncia senza ritardo al pubblico ministero oppure ad un ufficiale di polizia giudiziaria.

Il professore aggredito, oltretutto, deve chiedere al preside di prendere provvedimenti atti a garantire le condizioni di sicurezza in ambito lavorativo previste dalla legge. Tutto questo per evitare che si ripetano le aggressioni col rischio di subire ulteriori danni morali, fisici o biologici.

In caso di traumi o ferite, l’insegnante deve recarsi subito ad un pronto soccorso per le cure necessarie e per farsi rilasciare un certificato medico che attesta la diagnosi e le circostanze per le quali richiede cure mediche. Potrà allegare il certificato medico alla successiva denuncia da presentare alla polizia giudiziaria o ai carabinieri.

VIDEOSORVEGLIANZA PER LA SICUREZZA DEGLI INSEGNANTI: L’INTENZIONE DI MATTEO SALVINI

Se, da una parte, Fratelli d’Italia sta depositando in questi giorni una proposta di legge per l’introduzione del reato di bullismo (non previsto dall’attuale ordinamento giuridico italiano), dall’altra, il ministro dell’Interno Matteo Salvini sta riflettendo sulla possibilità di consentire l’installazione di telecamere di videosorveglianza nelle scuole di grado superiore per tutelare gli insegnanti da studenti e genitori particolarmente aggressivi. L’ha dichiarato a fine aprile a Milano, in Prefettura, in occasione della firma di un accordo tra Viminale, Regione Lombardia e Associazione dei Comuni (Anci) nell’ambito della sicurezza integrata.

In tale occasione, Salvini ha annunciato l’approvazione (in Senato entro maggio e alla Camera entro giugno) della legge per installare telecamere negli asili nido, materne e case di riposo allo scopo di proteggere bimbi, anziani e disabili da eventuali violenze.

Non possiamo che essere d’accordo.

La videosorveglianza è in grado di ‘indagare’ lì dove i nostri occhi o le nostre intenzioni non possono arrivare e rappresenta l’alleata più forte per la tutela di bimbi, anziani, disabili ed insegnanti sempre più presi di mira da studenti e genitori.

Francesco Ciano

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