BABY GANG

CRIMINALITÀ MINORILE E BABY BOSS

DATI E DIBATTITO IN ITALIA

Quando si parla di criminalità minorile e giovanile, si pensa subito alle baby gang di Napoli ma il fenomeno degli adolescenti che compiono reati con la ‘modalità del branco’ non riguarda solo la città campana.

Il 6 marzo scorso, sono stati arrestati a Milano 9 adolescenti (tra i 15 ed i 22 anni) con l’accusa di rapina aggravata e lesioni. Il gip ha scritto che, nel periodo compreso fra giugno 2017 e aprile 2018, la baby gang ha agito nella zona dell’Arco della Pace (movida milanese) con “un’efferatezza sprezzante di ogni legalità e rispetto per le vittime”. La violenza con cui questi adolescenti hanno agito costituisce, per il gip, una “grande pericolosità sociale”.

Succede a Napoli come a Milano, Palermo, Torino e altrove in Italia: aumenta il numero di ladri, rapinatori, aggressori, omicidi, pusher e consumatori di droga minorenni.

Nel mese di febbraio, la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) ha lanciato l’allarme rivelando che la criminalità organizzata punta sempre più sui giovanissimi (particolarmente ‘appetibili’ per i clan alla continua ricerca di affiliati ‘motivati’).

L’opinione pubblica tende a chiedere il carcere, mentre un convegno ora solleva la questione dell’imputabilità dei criminali giovanissimi in reazione al fatto che la Lega ha depositato alla Camera una proposta di legge per contrastare questo fenomeno firmata in Commissione Giustizia. Tra le misure proposte dal Carroccio, l’abbassamento del limite dell’imputabilità da 14 a 12 anni.

Che cosa spinge questi ‘ragazzi di vita’ a scegliere di far parte di aggregazioni giovanili in bande e baby-criminalità organizzata? Cosa è giusto fare dinanzi a reati anche gravi commessi dai minori? Come reintegrarli nella società? Parliamo anche di baby boss, una questione da affrontare separatamente.

LA VIOLENZA GRATUITA DELLE BABY GANG: PERCHÉ?

Cosa spinge questi ragazzi ad entrare a far parte di baby gang? Gli adolescenti membri di queste bande dimostrano una violenza estrema e gratuita a Napoli come a Milano o a Torino. La violenza fa parte dei rituali per essere accettati dalla banda.  Viene loro chiesta una prova, devono compiere determinati atti per essere ammessi. Spesso, questi ragazzini non hanno alcuna alternativa alla criminalità.

Per reintegrarli o prevenire il fenomeno è importante far intravedere loro che esiste un mondo diverso da quello in cui crescono. Su questa idea si basa il modello “Liberi di scegliere” sperimentato dal Tribunale di Reggio Calabria allo scopo di sradicare i ragazzi dal contesto familiare e ambientale, lontani dal loro territorio, mostrando che esiste altro nel mondo, regole e prospettive diverse. Tra questi ragazzini “liberi di scegliere”, uno oggi lavora al Cern di Ginevra anziché stare in carcere.

Oltre alla reintegrazione è indispensabile la prevenzione a cominciare dalla reintroduzione dell’educazione civica e alla legalità nelle scuole.

Il fenomeno dei baby criminali si è esteso a livello nazionale mietendo vittime (anziani, donne, coetanei, barboni). Nel mese di febbraio 2017, i minori in carico ai servizi sociali erano 14.466; a dicembre dello stesso anno sono saliti a 20.313. Nello stesso periodo, i reati commessi da minorenni sono aumentati da 40.669 a 54.962; tra febbraio e dicembre 2017, la percentuale di minori in carico ai servizi sociali è aumentata del 40,4%, mentre il numero di reati commessi del 35,1%.

I dati sono inquietanti: 117 omicidi volontari, 208 tentati omicidi volontari, 5.511 accusati di percosse, 1.013 di violenza sessuale, 134 di sequestro di persona. Su 54.962 reati commessi soltanto 437 sono i minorenni in carcere (al 15 dicembre 2017). Degli altri si occupano i servizi sociali.

CRIMINALITÀ MINORILE E BABY GANG: DUE MONDI DIVERSI

A Napoli, dove secondo le statistiche le baby gang spadroneggiano, nel mese di giugno scorso è stato costituito un gruppo investigativo permanente all’interno della squadra mobile su indicazione del capo della polizia, l’input della Procura ed il supporto degli investigatori della Sco per analizzare il fenomeno.

Luigi Rinella, dirigente della squadra mobile di Napoli, ci tiene a precisare la netta differenza tra criminalità minorile e baby gang.

La criminalità minorile, fenomeno in crescita e da ‘tenere d’occhio’, viene ‘coltivata’ dalla camorra che seleziona i giovani/giovanissimi più spregiudicati come riserva per utilizzarli in caso di necessità. Per queste baby aggregazioni criminali si parla di reati da 416 bis (omicidi, estorsioni), di una particolare ferocia nelle azioni, di omertà totale. Secondo la Dia, i minori rappresentano un esercito di riserva per la criminalità organizzata da usare nello spaccio di droga (bambini pony express per consegne a domicilio di stupefacenti).

Le baby gang hanno altre caratteristiche: atti vandalici, bullismo metropolitano, furti, rapine, scippi, aggressioni, percosse, violenze sessuali. Tutto rigorosamente compiuto in branco. Fanno parte di queste bande ragazzi cresciuti in quartieri degradati, nel loro microcosmo, senza altri interessi, che hanno come unico punto di riferimento i boss della zona, figure da imitare. Si tratta di ragazzi alla deriva socio-criminale (come l’ha definita la Dia). Si uniscono in bande già a partire dai 10-11 anni, sono aggressivi e abbastanza abitudinari. Per sfuggire alla noia inventano giochi violenti, risse, sfide, abusano di alcol o droghe, danno fuoco ai barboni. L’effetto del branco deresponsabilizza il singolo: nel gruppo è come se ci fosse una divisione della responsabilità. Ci si sente meno colpevoli.

BABY BOSS: SCENDE L’ETÀ DI INIZIAZIONE MAFIOSA

Abbiamo visto cosa sono le baby gang che nulla hanno a che vedere con la malavita organizzata.

I baby boss sono un’altra questione, ancora più allarmante. Baby boss per eredità familiare o per acquisizione.

A lanciare l’allarme è sempre la Dia che, nella sua ultima relazione semestrale, ha tracciato un identikit dei nuovi boss: sempre più giovani, spietati, arroganti.

Negli ultimi 5 anni, sono stati riportati “casi di mafiosi con età compresa tra i 14 e i 18 anni” seppure “la fascia tra i 18 e i 40 anni abbia assunto una dimensione considerevole” tanto da superare quella tra i 40 ed i 65 anni.

Si abbassa notevolmente l’età di iniziazione mafiosa: la criminalità organizzata continua ad attirare le giovani generazioni. I giovani e giovanissimi risultano essere la nuova linfa delle mafie, il miglior bacino in cui reclutare la manovalanza. La Dia scrive: “il fenomeno pone la questione della successione nella reggenza delle cosche”, ma “non appare certamente disgiunto da una crisi sociale diffusa che, soprattutto nelle aree meridionali, non sembra offrire ai giovani valide alternative per un’emancipazione dalla cultura mafiosa”.

Le nuove leve criminali si registrano principalmente in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia.

Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) nel mese di settembre 2018 ha confermato l’emergenza criminalità giovanile, l’aumento di azioni violente e criminali compiute da giovanissimi. Sono notevolmente cresciuti i reati contro il patrimonio (da 201 del periodo luglio 2015-giugno 2016 a 235 nel periodo luglio 2016-giugno 2017), le estorsioni (da 20 a 46) ed i reati di stampo camorristico (da 8 a 10).

Nel report del CSM si legge che in certi quartieri di Napoli, per via dell’assenza dei vertici delle famiglie egemoni, si sono fatti largo i baby boss come per il clan Sibilio (vicino ai Mazzarella) guidato da minorenni o da ragazzi appena maggiorenni.

MINORI ARRUOLATI DALLA CRIMINALITÀ: L’APPELLO DELLA SENATRICE TIZIANA DRAGHI

L’8 marzo scorso, la senatrice del M5S Tiziana Drago ha lanciato un allarme ai Ministri di Istruzione, Giustizia e Interni sul tema della dispersione scolastica e dei minori arruolati dalla criminalità in un quartiere di Catania (San Berillo Vecchio).

La dispersione scolastica è un regalo alle mafie che utilizzano i minorenni” ha sottolineato la senatrice Drago. E’ necessario tutelare l’infanzia, il futuro dei ragazzi attraverso le agenzie educative del territorio.

Dal 1995 ad oggi, in Italia, 3 milioni e mezzo di studenti (su oltre 11 milioni di iscritti alle superiori) hanno abbandonato la scuola statale: il 30,6%.

Con decreto interministeriale, il Governo ha stanziato fondi per 95 comuni siciliani: 50 milioni di euro che andranno alle scuole del territorio per la lotta alla povertà educativa e dispersione scolastica (un’emergenza sociale). Tiziana Drago ha sollecitato tutte le istituzioni affinché si preveda un piano straordinario contro la devianza giovanile.

BABY GANG E CRIMINALITÀ MINORILE: ABBASSARE L’ETÀ IMPUTABILE A 12 ANNI?

Il dibattito sull’abbassamento dell’età imputabile da 14 a 12 anni è aperto ed è caldissimo.

Riportiamo i pareri contrari alla proposta della Lega più significativi. Entra in ballo l’incapacità di intendere e di ‘volere’ del minore, che quindi non può scegliere e, quando sbaglia, è da considerare una ‘vittima’ della società.

Garante dell’infanzia e dell’adolescenza: “La precocità di comportamenti cosiddetti criminali non si contrasta anticipando l’età dell’imputabilità, ma ricostruendo reti educative e intervenendo a sopperirle dove mancano”.

Filomena Albano, già giudice del Tribunale di Roma, I sezione civile: “Se un dodicenne è stato capace di ferire (anche gravemente) qualcuno non vuol dire che si renda conto delle conseguenze della propria azione, del perché ha agito in quel modo”. Propone “un intervento educativo proporzionale alla lacuna che deve andare a colmare e, nei casi più gravi, l’allontanamento del minorenne da un contesto familiare inadeguato”.

Il presidente della Camera Roberto Fico: “Parlare di pena a un minore non serve a niente. Un minore che delinque è sempre una vittima e va aiutato a riabilitarsi nella società” attraverso una pena “educativa, riformativa, riabilitativa. I minori, quando sbagliano, sono delle vittime perché non hanno potuto scegliere”.

Camera Penale Minorile: “Ferma opposizione all’abbassamento dell’età imputabile”. Suggerisce “l’istituzione in ogni Comune di centri di accoglienza di minori a rischio in regime semi-convittuale per l’avvio di percorsi educativi sia d’istruzione che di formazione professionale”.

Licia Ronzulli, senatrice azzurra e presidente della Commissione Bilaterale per l’Infanzia e l’Adolescenza: “Fermo restando la non imputabilità, si potrebbe ipotizzare. previo accertamento psicologico, l’applicazione di misure anche coercitive tese alla rieducazione e al reinserimento”.

Maria Teresa Bellucci, parlamentare di Fratelli d’Italia: “Crediamo ci sia bisogno di dare maggior attenzione alla fragilità dell’infanzia e dell’adolescenza perché certamente le risposte e le soluzioni non possono essere solo quelle di punire ma è necessario dare maggior attenzione e risorse alle attività di prevenzione e di cura”. Si parla dell’abbassamento dell’età di imputabilità ma “ci si dovrebbe interrogare anche su come risolvere la drammatica situazione in cui versano le carceri minorili, strutture in cui mancano completamente gli interventi educativi e di supporto psicologico tesi al recupero della persona minore e al reinserimento in società. Oggi le carceri minorili producono, di fatto, professionisti del crimine”.

BABY GANG: I DATI DELL’OSSERVATORIO NAZIONALE ADOLESCENZA

Ecco alcuni dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza su un campione di 7.000 adolescenti:

  • 6,5% fa parte di una banda;
  • 3 su 10 hanno partecipato a risse;
  • 10% degli adolescenti ha aggredito una persona anche senza motivo;
  • 16% ha compiuto atti vandalici;
  • sempre più frequente il ricorso da parte di ragazzini all’uso di armi (coltelli, manganelli, spranghe, tirapugni).

La psicoterapeuta Maura Manca, direttore dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, spiega che esistono minori che mettono in atto comportamenti violenti e pianificati pur non appartenendo ad ambienti criminali e non essendo cresciuti con modelli malavitosi. Questo genere di devianza abbraccia ora anche ragazzini di ‘buona famiglia’.

Secondo Maura Manca, certi ragazzini compiono atti efferati nella piena consapevolezza che alla loro età non sono punibili. “Non sarà la soluzione ma, senza dubbio, bisogna prendere in considerazione l’abbassamento del limite dell’imputabilità a 12 anni se vogliamo evitare il dilagare della devianza giovanile”.

LA ‘MESSA ALLA PROVA’ DEL PROCESSO PENALE SPIEGATO DA JOSEPH MOYERSOEN

 Joseph Moyersoen, esperto di giustizia minorile ed ex giudice onorario del Tribunale per i Minorenni di Milano (attività che ha svolto per 15 anni) afferma che “questi ragazzi trovano nel contesto della banda la condizione per rafforzare la propria identità personale che non trovano in altri contesti, a cominciare dalla famiglia”. In sostanza, la banda diventa una ‘seconda famiglia’ in alternativa a quella di origine, un luogo di costruzione dell’identità.

Secondo Moyersoen, la priorità è l’aspetto educativo del processo penale e degli strumenti utilizzati per il reinserimento sociale di questi ragazzi e per evitare il rischio di recidiva. Il solo aspetto punitivo non risolve il problema perché si tratta di soggetti in età evolutiva, in costante e rapido cambiamento.

In fase di processo, la messa alla prova rapportata al singolo caso è determinante secondo l’esperto: può essere applicata a reati più o meno gravi sia a ragazzi incensurati sia con precedenti. Si tratta di un percorso che funziona, comprovato dai certificati penali da adulti di ragazzi che hanno partecipato alla ‘messa alla prova’.

SOTTO I 14 ANNI UN RAGAZZO HA LA LICENZA DI UCCIDERE

In Italia, i reati commessi da ragazzi tra i 14 e i 18 anni non compiuti sono giudicati dai Tribunali dei Minorenni i cui esperti giudicano in base al grado di maturazione psichica dell’imputato. Sotto i 14 anni, un ragazzo ha, praticamente, la licenza di uccidere.

I 14 anni di una volta sono gli stessi dei ragazzi che, oggi, vivono in periferie degradate dove la criminalità ha creato vivai accessibili anche prima dei 10 anni? Probabilmente, nel corso del tempo, qualcosa è cambiato.

Per assurdo, si potrebbe sottoporre un ragazzo tra i 14 e i 18 anni non compiuti ad accertamenti per capire se il livello di maturazione è tale da concedergli l’attenuante anagrafica. Più o meno come avviene nel caso di un adulto sottoposto a verifiche per comprendere se, quando ha commesso un reato, era in condizioni psichiche normali.

Francesco Ciano

1 Commento.

  • Buona sera, per qualche motivo a noi sconosciuto, i suoi commenti risultano in qualche modo abbreviati e non ci è possibile leggerli per intero. Utilizza qualche app esterna per caso?