Sicurezza Urbana Integrata, Sicurezza Partecipata, Smart City, Intelligenza Artificiale: aumenta il numero e la qualità delle telecamere che sorvegliano città sempre più digitali. La sicurezza migliorata non deve essere strumento di una società del controllo indiscriminato. Videosorveglianza e Privacy rappresentano il connubio più difficile e delicato di sempre, quando si parla di sicurezza e tutela dei cittadini. Per evitare le sanzioni previste dal GDPR, l’evoluzione tecnologica e organizzativa al servizio della sicurezza richiede un cambiamento di traiettoria rispetto agli scenari attuali.

Un recente articolo di Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy, ci ha ispirato e spinto ad affrontare uno dei temi più critici della security and safety: la tutela della privacy.

Il comunicato diffuso il 13 aprile 2022 dal Ministero dell’Interno ha annunciato l’erogazione a breve di 27 milioni di euro per potenziare gli impianti di videosorveglianza di 416 Comuni italiani ammessi al finanziamento ministeriale. Da una parte, sono in arrivo i contributi economici; dall’altra, gli uffici tecnici e gli organi di Polizia locale dovranno preparare i progetti tecnici esecutivi in conformità con le leggi vigenti.

A proposito del rispetto delle normative: a che punto siamo con il rispetto della privacy nel mondo della videosorveglianza? Rispondono i risultati emersi dallo studioVideosorveglianza & Privacy tra cittadino, professionisti e imprese” condotto da Federprivacy.

VIDEOSORVEGLIANZA E PRIVACY: PANORAMICA SULLO STUDIO CONDOTTO DA FEDERPRIVACY

Come per il 2° semestre 2021, anche per il 1° semestre 2022 il Garante ha puntato la lente sulla conformità dei trattamenti dei dati personali tramite videosorveglianza.

Nel nostro Paese, il 71% delle sanzioni per violazioni del GDPR interessano enti pubblici. Prossimamente, i Comuni dovranno fare molta attenzione a rispettare le normative (peraltro, complesse) relative alla tutela della privacy ed alla protezione dei dati personali. La videosorveglianza si attesta come uno degli ambiti più invasivi per la privacy dei cittadini.

Lo studio condotto da Federprivacy in tandem con Ethos Academy ha voluto fornire un quadro concreto sul rispetto della privacy nell’ambito della videosorveglianza per evidenziare i trend e le percezioni di cittadini e addetti ai lavori, per scoprire quali sono le lacune sulla conformità della normativa, per capire quali sono le necessità e quanto lavoro c’è ancora da fare per lo sviluppo sostenibile delle Smart City.

REALTÀ E NUMERI EMERSI DALLO STUDIO DI FEDERPRIVACY

Che cosa osservano cittadini, professionisti ed imprese quando entrano in un esercizio pubblico che dispone di un impianto di videosorveglianza?

Lo studio “Videosorveglianza & Privacy tra cittadino, professionisti e imprese” di Federprivacy ha posto questa domanda in un sondaggio su un campione di circa 2.000 cittadini.

Ecco i risultati del sondaggio:

  • Soltanto nell’8% dei casi viene esposto un regolare cartello di informativa minima che avvisa sulla presenza di telecamere indicando chiaramente ed in modo trasparente riferimenti normativi corretti ed informazioni complete;
  • Nel 38% delle telecamere non c’è alcun cartello che indica la presenza delle telecamere: ciò indica che il soggetto che le ha installate non si pone neanche il problema del rispetto di una normativa sulla privacy;
  • Nel 54% dei casi viene esposto un cartello inadeguato, che riporta riferimenti normativi errati, obsoleti, oppure privo di informazioni importanti. Molti cartelli di informativa contengono riferimenti normativi della vecchia Legge 675/1996.

Numerosi cartelli fanno riferimento all’art. 13 del Dlgs 196/2003 (abrogato), spesso neppure compilati (non riportano indicazioni del titolare del trattamento e delle finalità delle telecamere) e lasciati in bianco.

Ricordiamo che da oltre 2 anni le Linee guida 3/2019 del Comitato Europeo per la protezione dei dati (Edpb) hanno elaborato un nuovo modello di cartello per indicare la presenza di videosorveglianza ai sensi del GDPR.

OSSERVATORIO DI FEDERPRIVACY: ANALISI DELLE SANZIONI

L’Osservatorio di Federprivacy ha esaminato le oltre mille sanzioni alle imprese, a partire dall’introduzione del Regolamento europeo. Il 15,2% di queste sanzioni (161) riguardano violazioni compiute tramite telecamere ed impianti di videosorveglianza: per il non rispetto delle regole sulla privacy, pubbliche amministrazioni ed imprese private hanno dovuto pagare circa 3,9 milioni di euro. L’80% di queste 161 sanzioni (130) per uso illecito di telecamere sono state elevate negli ultimi 2 anni.

In Europa, il Paese in cui si registrano più sanzioni relative alla videosorveglianza è la Spagna: l’AEPD (il Garante privacy spagnolo) ha adottato 82 provvedimenti dall’entrata in vigore del GDPR.

VIDEOSORVEGLIANZA E PRIVACY: CARENZE TRA INSTALLATORI ED OPERATORI DELLA SICUREZZA

Le principali cause di non conformità alla normativa sulla protezione dei dati personali derivano dagli addetti ai lavori. Nello studio di Federprivacy emergono notevoli carenze da parte di installatori ed operatori della sicurezza fisica.

In tale contesto, i dati risultanti dal sondaggio effettuato su un campione di 1.127 progettisti ed installatori sono sconfortanti:

  • Il 23% ritiene di essere soggetto ad un basso rischio in materia di videosorveglianza e privacy;
  • Il 31% pensa di essere soggetto ad un rischio medio;
  • Il 46% è consapevole di dover affrontare temi complessi che implicano rischi elevati.

Questi risultati indicano una scarsa sensibilità alle problematiche della privacy, soprattutto nel Sud Italia dove soltanto il 3% delle aziende cui appartengono i professionisti interpellati dispone di un Data Protection Officer o di un’altra figura che si occupa di protezione dei dati personali. Sempre nel Sud soltanto il 15% dei professionisti avverte l’esigenza di approfondimenti in ambito formativo.

Altre importanti carenze riguardano:

  • La redazione di un cartello d’informativa conforme;
  • I tempi di conservazione delle immagini;
  • Misure di sicurezza;
  • Necessità di effettuare una valutazione d’impatto (art. 35 del Regolamento UE), in particolare come e quando farla;
  • Consultazione preventiva presso il Garante Privacy (art. 36) per verificare se un trattamento dei dati sia lecito o meno.

VIDEOSORVEGLIANZA E PRIVACY: CONCLUSIONI

Tra gli addetti ai lavori interpellati nel sondaggio di Federprivacy, nessuno si pone problemi associati all’installazione di telecamere intelligenti, all’uso di tecnologie IA, ai trasferimenti di dati all’estero visto che quasi tutte le telecamere oggi sono collegate alla rete Internet.

Dal quadro fornito dallo studio di Federprivacy emerge che l’attuale realtà non può favorire l’espansione di telecamere avanzate e sofisticate.

I moderni e sofisticati sistemi di videosorveglianza possono migliorare notevolmente la sicurezza urbana se ben gestiti: ciò che bisogna evitare è che il diritto fondamentale della privacy venga sacrificato in nome della sicurezza. Questo rischio è concreto per un motivo chiaro: non perché rispettare le regole sia difficile o impossibile, ma per la scarsa consapevolezza da parte degli addetti ai lavori di quanto le regole sulla privacy siano essenziali in una società civile.

Fonte: www.federprivacy.org

Francesco Ciano
Francesco CIANO