RICONOSCIMENTO FACCIALE E OCCHIALI SMART: ISTRUTTORIA DEL GARANTE CONTRO DUE COMUNI

Dopo l’altolà del Garante Privacy nei confronti del Comune di Como (2020), si torna a parlare di videosorveglianza con riconoscimento facciale e relativi paletti. Il Garante ha aperto un’istruttoria nei confronti del Comune di Lecce e di Arezzo, rispettivamente per l’avvio di sistemi di riconoscimento facciale e occhiali smart. Nel caso di Arezzo, si parla di utilizzo sperimentale di occhiali infrarossi per rilevare infrazioni tramite la targa dei veicoli. Questi occhiali intelligenti possono verificare la validità dei documenti degli automobilisti grazie al collegamento dei numeri di targa con banche dati nazionali.

Riguardo all’utilizzo del riconoscimento facciale, la legge italiana parla chiaro: è vietato adottare queste tecnologie. Nel nostro Paese, l’uso di sistemi di riconoscimento facciale con i dati biometrici è permesso esclusivamente per indagini della magistratura o dell’autorità giudiziaria al fine di prevenire/reprimere atti illeciti. Inoltre, questi sistemi sono consentiti solo per eseguire compiti di interesse pubblico o associati all’esercizio di pubblici poteri.

In Italia, qualsiasi Comune può impiegare la videosorveglianza con riconoscimento facciale soltanto quando si stipula il Patto per la Sicurezza Urbana tra prefettura e sindaco.

Perché l’Autorità vuole indagare sulle telecamere di Lecce e sugli occhiali smart di Arezzo?

RICONOSCIMENTO FACCIALE E OCCHIALI SMART: IL GARANTE INDAGA NEI COMUNI DI LECCE E AREZZO

Con nota del 14 novembre, il Garante Privacy ha annunciato di aver aperto un’istruttoria nei confronti del Comune di Lecce per un sistema di videosorveglianza che prevede l’uso di tecnologie di riconoscimento facciale.

E’ in corso un’altra indagine su occhiali smart che il Comune di Arezzo avrebbe intenzione di sperimentare.

A seguito dell’istruttoria avviata dall’Autorità, i Comuni di Lecce e di Arezzo dovranno fornire spiegazioni con tanto di dettagli richiesti dal Garante.

COSA CHIEDE IL GARANTE AL COMUNE DI LECCE

Il GPDP (Garante per la protezione dei dati personali) ha aperto un’istruttoria nei confronti del Comune di Lecce che ha annunciato l’avvio di un sistema di videosorveglianza con l’utilizzo di videocamere a riconoscimento facciale dislocate in 18 punti della città.

Il Comune di Lecce dovrà fornire dettagli sui sistemi di videosorveglianza adottati giustificando le finalità per cui vengono raccolti i dati, le basi giuridiche dei trattamenti e l’elenco delle banche dati cui attinge dai dispositivi.

Inoltre, dovrà consegnare un report della valutazione d’impatto del trattamento dati: ricordiamo che la DPIA sulla Videosorveglianza Urbana deve essere sempre eseguita dal titolare del trattamento se si tratta di “sorveglianza sistematica di un’area accessibile al pubblico su larga scala”.

COSA CHIEDE IL GARANTE AL COMUNE DI AREZZO

Il Comune di Arezzo, oltre alla DPIA, dovrà fornire al Garante anche una copia dell’informativa da consegnare ai conducenti dei veicoli ed al personale incaricato di indossare gli occhiali intelligenti, un dispositivo noto come laBGlasses.

Questo sistema comprende un occhiale dotato di visore oculare e telecamere ad alta risoluzione con un software integrato (URBANO 2.0) che permette l’accesso alle principali banche dati per acquisire in tempo reale i dati richiesti, da imprimere direttamente sul visore. Gli occhiali laBGlasses permettono di scattare foto o fare segnalazioni georeferenziate per immortalare immagini di sinistri stradali o altri eventi.

Secondo notizie di stampa, dal 1° dicembre 2022 ad Arezzo sarebbe prevista la sperimentazione di occhiali smart. Super occhiali infrarossi in grado di collegarsi a banche dati nazionali, rilevare infrazioni dal numero di targa e controllare la validità dei documenti del conducente.

Con il recente provvedimento, il Garante della Privacy ha messo in guardia dall’utilizzo di dispositivi video in grado di controllare a distanza, anche indirettamente, le attività dei lavoratori. Una volta di più, invita al rispetto dello Statuto dei lavoratori e della disciplina privacy.

Il Garante mette in dubbio la validità di questo progetto non solo per l’eventuale eccesso di sorveglianza ma anche per il rischio che gli occhiali smart possano essere usati, anche indirettamente, per controllare a distanza i vigili impegnati nei controlli.

VIDEOSORVEGLIANZA CON RICONOSCIMENTO FACCIALE: NORMATIVA EUROPEA E ITALIANA

A seguito dell’approvazione da parte del Parlamento italiano di un emendamento Pd al DL Capienze (n. 139 dell’8 ottobre 2021), il 7 dicembre è stata emanata la Legge 205/2021 che vieta l’installazione e l’utilizzo di impianti di videosorveglianza con riconoscimento facciale da parte di soggetti privati o autorità pubbliche tramite dati biometrici in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Con questa legge, l’Italia è diventata il primo Paese dell’UE a vietare il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici.

Fino al 31 dicembre 2023, in attesa che vengano emanate norme specifiche al fine di prevenire eventuali abusi di questa tecnologia, l’installazione e l’uso di sistemi di riconoscimento biometrico è consentito soltanto nei pochi casi di comprovata necessità (indagini della magistratura e dell’autorità giudiziaria per la prevenzione e repressione dei reati).

L’utilizzo dei dati biometrici deve essere giustificato da ragioni più che valide: identificare con il riconoscimento facciale un cittadino senza un motivo preciso contrasterebbe con il principio di proporzionalità, secondo quanto ha chiarito più volte il Garante.

In base alla normativa europea e nazionale, il trattamento di dati personali da parte di soggetti pubblici tramite dispositivi video è ammesso in caso di esecuzione di un compito d’interesse pubblico o collegato all’esercizio di pubblici poteri. In particolare, i Comuni possono installare ed usare impianti di videosorveglianza soltanto con la stipula del “Patto per la Sicurezza Urbana tra Sindaco e Prefettura”.

Ora, con l’istruttoria aperta dal Garante, Lecce e Arezzo dovranno dimostrare di rispettare l’applicazione delle regole, provando che la portata dei loro interventi sia commisurata alla necessità di contrastare reati e atti illeciti.

D’altra parte, ‘inciampi’ del genere possono verificarsi quando le strategie di videosorveglianza vengono implementate e sviluppate senza prima consultarsi con il Garante della Privacy.

LA RISPOSTA DELLA POLIZIA LOCALE DI LECCE

Il Comando di Polizia Locale di Lecce ha chiarito che il progetto su cui il Garante Privacy vuole indagare è stato descritto su Leccesette.it. Specifica che si tratta di un equivoco con il Garante, che verrà chiarito nelle sedi opportune.

Il nuovo sistema di videosorveglianza di Lecce non prevede l’utilizzo di telecamere con riconoscimento facciale.

Per la tutela della sicurezza urbana, dopo aver acquisito il parere del DPO del Comune di Lecce, il Comando di Polizia Locale ha optato per una tecnologia all’avanguardia che non prevede il riconoscimento biometrico visto che non è tuttora disponibile una previsione normativa adeguata in merito.

Grazie alla tecnologia di visione artificiale ed all’uso di algoritmi avanzati sarà possibile mettere in campo azioni di prevenzione di atti illeciti. I sistemi di video-analisi possono creare automaticamente una descrizione di quanto accade nel video, generare allarmi e report in caso di comportamenti sospetti, scorretti, inattesi. Possono individuare automaticamente situazioni particolari, tra cui accesso ad aree non consentite, soggetti a terra, incendi, vagabondaggio, situazioni di pericolo o di panico, conteggio e stima della densità di persone.