TELECAMERE CINESI A PALAZZO CHIGI E NON SOLO: DAHUA E HIKVISION NELLA LISTA NERA USA

Il 30 settembre 2020, il governo Conte II ha scelto la Dahua Technology per installare a Palazzo Chigi 19 termoscanner. Nel palazzo del governo sono finite telecamere di un colosso cinese che è stato bandito negli Stati Uniti. Oltre a Dahua, anche Hikvisionfa parte della lista nera statunitense. Entrambe le aziende sono guardate con sospetto anche in Europa. Come sono finite telecamere cinesi a Palazzo Chigi ed in altri siti italiani strategici per la nostra sicurezza?

La sicurezza governa“: questo lo slogan con cui Dahua Technology Italy ha annunciato di aver messo a disposizione delle alte cariche pubbliche di Palazzo Chigi e di altre strutture appartenenti alla Pcm ed al Segretario generale 19 termoscanner distribuiti in tutti gli ingressi del palazzo di governo. Questi dispositivi rilevano in modo rapido, preciso e senza contatto la temperatura di ministri della Repubblica, personale, funzionari, visitatori. Per monitorare il rispetto delle misure anti-Covid rilevano chi non indossa la mascherina, integrano la funzione di riconoscimento facciale. All’accesso, chi entra deve guardare uno schermo che riconosce il suo volto: c’è la possibilità di registrazione dei volti in liste Vip.

Telecamere cinesi e termoscanner installati a Palazzo Chigi sono stati oggetto di un’interrogazione parlamentare proposta e presentata l’8 aprile da Simone Bossi, senatore della Lega. Si attende una risposta scritta dal governo su informazioni e dettagli relativi al contratto stipulato con Dahua.

La tecnologia cinese avanza nelle Procure e nella Pubblica Amministrazione italiana, nelle città. Considerando che la videosorveglianza cinese a marchio Dahua e Hikvision è stata proibita negli USA, indagare sulle installazioni in Italia è il minimo che si possa fare. Bisogna effettuare un approfondimento sugli acquisti da Paesi non alleati e revisionare le modalità di gara.

Perché Dahua e Hikvision sono state bandite negli USA?

TELECAMERE CINESI A PALAZZO CHIGI E NON SOLO: DAHUA BANDITA NEGLI USA E SOTTO OSSERVAZIONE IN EUROPA

Nel 2018, il colosso tech Zhejiang Dahua Technology con sede ad Hangzhou, ha creato la filiale italiana, Dahua Technology Italy guidata dal manager Pasquale Totaro.

L’azienda cinese ha da tempo ha stipulato diversi contratti con enti italiani e istituzioni, tra cui Musei vaticani e Festival del cinema di Venezia ma non solo. Sono numerosi i luoghi pubblici ed i supermercati sorvegliati con la sua tecnologia.

Dahua è stata bandita negli Stati Uniti ed è attualmente sotto osservazione in diversi Paesi europei. Perché?

Per una vicenda avvenuta nel 2017 decisamente inquietante. Una società di cybersicurezza ha scoperto nelle telecamere Dahua una backdoor che inviava dati ad un non meglio identificato indirizzo IP cinese. Un fatto grave con cui è stata dimostrata non soltanto la vulnerabilità delle telecamere cinesi ma un utilizzo ambiguo.

L’anno successivo (2018), il governo americano ha deciso di vietare l’uso delle telecamere Dahua nei palazzi governativi. Lo scandalo Dahua è proseguito con altre vicende. Nel 2019, il colosso cinese è finito nella lista nera americana per il suo ruolo nella videosorveglianza dello Xinjiang, in particolare delle minoranze etniche (gli uiguri)in questo territorio. A confermarlo è stata un’azienda di cybersecurity che ha scoperto un software integrato nelle telecamere di Dahua con un codice che riconosce in automatico gli uiguri. La scoperta è avvenuta nello stesso periodo in cui si installavano i termoscanner a Palazzo Chigi. In seguito alla scoperta, il codice è stato cancellato.

Da un’inchiesta pubblicata dal Los Angeles Times lo scorso febbraio è emerso che il software di riconoscimento facciale a marchio Dahua rileva la razza delle persone riprese dalle telecamere di sorveglianza allertando la Polizia quando vengono identificati gli uiguri.

Uno degli scandali Dahua ha riguardato anche Amazon, che ha acquistato telecamere e termoscanner della società cinese per i suoi stabilimenti.

Affidarsi a Dahua per sorvegliare Palazzo Chigi e siti sensibili risulta alquanto azzardato.

TELECAMERE DAHUA: L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DEPOSITATA DALLA LEGA

La questione delle telecamere Dahua a Palazzo Chigi è emersa grazie a un’interrogazione parlamentare depositata giorni fa da alcuni senatori della Lega (primo firmatario Simone Bossi).

Dahua è stata definita dall’americana FCC (Federal Communication Commission) una vera e propria minaccia per la sicurezza nazionale e, in pieno governo giallorosso, è stata incaricata di salvaguardare e monitorare il palazzo del governo italiano.

I 19 terminali (telecamere termiche ibride e blackbody) per il controllo accessi con rilevamento termografico ASI7223X-A-T1, mentre misurano la temperatura cutanea, effettuano il riconoscimento facciale con possibilità di registrare i volti in liste VIP.

La Lega sottolinea la necessità di un approfondimento sugli acquisti da Paesi non alleati ed una revisione delle modalità di gare.

Questa interrogazione parlamentare ha riacceso i riflettori sul ruolo delle aziende tech cinesi in Italia.

Oltre a Dahua, c’è la questione Hikvision.

VIDEOSORVEGLIANZA CINESE HIKVISION NELLE PROCURE ITALIANE

Il Ministero della Giustizia ha acquistato sistemi di videosorveglianza dalla multinazionale cinese Hikvision da installare in 134 Procure italiane per monitorare le sale intercettazioni.

La notizia è stata pubblicata da Wired. Hikvision è una società proibita negli USA per accuse del tutto simili a quelle che hanno interessato Dahua.

Entrando nei dettagli, la testata Wired ha rivelato che, nel 2017, la riforma del codice penale varata da Andrea Orlando (l’allora ministro della Giustizia) ha disposto la dotazione nei centri intercettazioni telefoniche di nuovi impianti elettrici e di videosorveglianza. Per acquistare la tecnologia, ha fatto ricorso ad una convenzione stipulata da Consip con Tim e Fastweb. L’appalto (del valore di 6 milioni di euro IVA esclusa) è stato assegnato nel 2018. Dai documenti di gara risulta che con quelle risorse sono stati pagati l’acquisto, installazione e manutenzione per 2 anni di 1.105 telecamere Hikvision con relativo software ed accessori.

Oltre agli USA, anche l’intelligence britannica ha messo in guardia sulle tecnologie Hikvision, Huawei e Alibaba: ha invitato il governo ad imporre limitazioni allo scopo di prevenire spionaggio, raccolta dati e sorveglianza.

Lo Stato cinese compare tra gli azionisti di Hikvision la cui tecnologia viene utilizzata nella repressione della comunità musulmana degli uiguri, che vive nella provincia interna dello Xinjiang.

In Italia, le telecamere cinesi Hikvision non sono state scelte soltanto per le Procure. Basta dare un’occhiata ai casi di utilizzo dei prodotti di videosorveglianza nel sito web ufficiale della filiale italiana Hikvision con sede a Treviso per capire quali e quante organizzazioni utilizzano la sua tecnologia. Qualche esempio: città di Padova (cimitero incluso), clinica privata Villa Margherita di Roma, beach club Marine Village, Avezzano (L’Aquila), cattedrale di Santa Maria Nuova a Monreale (Palermo).

DUE TIPOLOGIE DI TELECAMERE HIKVISION: BULLET E DOME

Le telecamere cinesi Hikvision acquistate sono di due tipologie:

bullet, modello di forma cilindrica agganciato ad un braccio meccanico che ne permette il movimento;

dome, la cosiddetta ‘cupola’ che consente all’occhio elettronico di ruotare di 360°.

Entrambe le tipologie sorvegliano i centri intercettazioni che includono archivi del materiale raccolto con trojan e cimici, sale server e spazi per l’ascolto. Siti sensibili, da sorvegliare e proteggere con la massima segretezza per impedire incursioni indesiderate.

Di recente, la Cisa (agenzia statunitense per la sicurezza informatica e delle infrastrutture) ha segnalato vulnerabilità delle telecamere Hikvision. Permettono il controllo da remoto attraverso il loro indirizzo IP che potrebbe rappresentare un rischio di vulnerabilità se le telecamere non sono connesse ad una rete sicura e riservata. La configurazione deve essere eseguita in modo corretto ed accurato.

Secondo quanto riporta Wired, Fastweb ha affermato che le telecamere non sono dotate di connettività wifi e non sono posizionate nelle sale intercettazioni.

Nel 2018, Consip ha bandito una nuova gara per la videosorveglianza degli enti pubblici del valore di 65 milioni di euro. Non è chiaro quali tecnologie ed aziende verranno coinvolte. C’è da dire, però, che rispetto al 2017 gli apparati dovrebbero passare attraverso il perimetro cibernetico nazionale e sotto la lente del CVCN (Centro di valutazione e certificazione nazionale), un nucleo di esperti del ministero dello Sviluppo economico. Tali sistemi di controllo non sono ancora del tutto operativi: mancano tuttora i tecnici al CVCN e i decreti attuativi necessari a rendere operativo il perimetro cibernetico nazionale.

TELECAMERE CINESI A PALAZZO CHIGI E NON SOLO: IL TRIPLO RISCHIO DI AFFIDARSI A TECNOLOGIE MADE IN CHINA

Quali e quanti sono i rischi legati all’utilizzo delle tecnologie cinesi?

Sono almeno tre, tutti decisamente gravi:

– rischio per la sicurezza dei dati considerando le accuse mosse da varie intelligence occidentali;

– rischio di rafforzare società cinesi accusate di violare i diritti umani dando loro legittimità e denaro;

– agevolare l’ascesa della Cina, intenzionata a stabilire standard globali nel comparto tech aumentando la dipendenza tecnologica nei suoi confronti.

Questi rischi suggeriscono una revisione urgente delle telecamere e dispositivi acquistati nella Pubblica Amministrazione italiana, tuttora in funzione.

Per l’interesse e la sicurezza nazionale, il governo italiano non può esporre siti sensibili a certi rischi tecnologici. E’ necessario colmare il gap tecnologico in fretta tanto in Italia quanto in Europa.

In tema di grandi stanziamenti europei di Next Generation EU, si usa spesso in politica il termine altisonante “Sovranità digitale europea“.

Il PNRR (Piano Nazionale di Ricostruzione e Resilienza) privilegia aziende e centri di ricerca d’Europa, ma dovrebbe farlo nella realtà non solo sulla carta. Nei mega progetti europei sono entrate le più potenti ed aggressive aziende tech cinesi: China Mobile e China Telecom (per la  “O- RAN Alliance”, 5G), Alibaba e Huwaei (per ” Gaia-X”, Cloud Edge Computing).

francesco ciano

Francesco CIANO