RAPPORTO ONU SUGLI OMICIDI NEL MONDO 2017: STUDIO UNODC, TENDENZE

 

Il sottotitolo che meglio di altri può sintetizzare il rapporto ONU sugli omicidi nel mondo pubblicato di recente è: “La criminalità organizzata uccide più delle guerre e del terrorismo”. In effetti, è questa la conclusione del report “Global Study on Homicide” realizzato dall’UNODC, l’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa della prevenzione del crimine e del controllo della droga.

Il rapporto ONU ha elaborato i dati riferiti all’anno 2017 riguardo a tutti gli omicidi intenzionali compiuti nel globo escludendo quelli commessi dalle Forze dell’Ordine in servizio, in caso di autodifesa o di conflitti armati.

Nel 2017, sono state uccise complessivamente 464 mila persone. Un record, il numero più alto degli ultimi 25 anni. In realtà, il tasso di omicidi è cresciuto proporzionalmente all’aumento della popolazione globale (passata da 5,4 a 7,44 miliardi di persone). Nel 1993, sono state assassinate 74 persone ogni 100.000, mentre oggi il rapporto è sceso a 6,1.

Il 19% delle 464 mila persone morte nel 2017 è stato ucciso per mano della criminalità organizzata contro le 89 mila e le 26 mila persone morte, rispettivamente, a causa di guerre e terrorismo. In sostanza, dall’inizio del secolo ad oggi, il numero complessivo di persone uccise da organizzazioni criminali equivale a quello delle vittime di guerra. Proprio come avviene nei conflitti armati, la criminalità organizzata destabilizza i Paesi, mina lo sviluppo socioeconomico ed erode lo stato di diritto.

Il tasso di omicidi è aumentato negli USA e calato in Europa. Le donne vengono uccise soprattutto dai partner ma gran parte delle vittime sono di sesso maschile.

L’analisi contenuta nel report è dettagliata: si tratta di un report a 360 gradi di cui riporto i dati più significativi.

 

RAPPORTO ONU SUGLI OMICIDI NEL MONDO: DOVE SI UCCIDE DI PIÙ?

 

Il tasso più elevato di omicidi si registra negli Stati Uniti: 17,2 persone ogni 100.000 abitanti (per un totale di 173 mila, il 37% del numero complessivo) contro i 163 mila in Africa (13 su 100.000 abitanti).

Si tratta di una media con percentuali variabili a seconda degli Stati: se in Cile si registrano 3,5 omicidi su 100.000 persone, in Nicaragua sono circa 8,3 e crescono vertiginosamente a El Salvador (62,1) e in Venezuela (56,8). Nel solo Messico, le vittime registrate nel 2017 sono state 25.339. Il Rapporto spiega che, in certe zone dell’America latina, l’aumento del tasso di omicidi può dipendere dalla presenza di gang criminali.

Al contrario, in Asia, Europa e Oceania si registrano i dati più bassi: rispettivamente, 2.3, 3 e 2,8 omicidi ogni 100.000 abitanti. Negli anni ’90 la situazione era molto diversa: in Europa il tasso di omicidi era 63 volte più elevato, in Asia 36 volte più alto.

In Europa le vittime sono state 22 mila, in Asia 104 mila. L’Asia, che contiene il 60% della popolazione mondiale, registra il 23% delle vittime totali di omicidi in tutto il mondo.

Negli stati dell’Europa del sud, la percentuale di omicidi è calata ancora di più (-69%) passando dal 2,3 del 1990 allo 0,8 del 2017. In Italia, il tasso scende ad un quarto rispetto a quello del 1990.

Il rapporto sottolinea che i dati reali riguardanti alcuni paesi dell’Oceano Pacifico potrebbero essere molto più alti rispetto a quelli registrati: in certe tribù meno civilizzate e più isolate, si tende a non denunciare gli omicidi alla Polizia.

In Africa, i dati sono difficili da valutare: le statistiche non elaborate per molti Paesi non sono disponibili. I pochi dati disponibili sul continente africano suggeriscono che la situazione sia stabile rispetto agli anni precedenti.

 

OMICIDI LEGATI ALL’USO DI ARMI DA FUOCO

 

Da molto tempo, le sparatorie rappresentano la causa di morte più comune nei casi di omicidio in tutto il mondo. Nel 2017, poco più della metà di tutti gli omicidi sono stati effettuati con armi da fuoco, mentre solo un quinto è riferito ad oggetti taglienti.

In America, le armi da fuoco sono coinvolte in circa tre quarti degli omicidi, che nel 2017 rappresentano più di un quarto degli omicidi in tutto il mondo.

Le armi da fuoco e gli alti livelli di omicidi sono, indubbiamente, collegati.

In Asia i decessi correlati alle armi da fuoco costituiscono gran parte dei casi di omicidio, sebbene su scala più ridotta.

 

ANALISI SU VITTIME E ASSASSINI

 

Il Rapporto ONU sugli omicidi nel mondo riferisce che le vittime ed i killer sono in larga maggioranza uomini: rispettivamente l’81% e il 90% del numero complessivo.

L’età varia a seconda del Paese. In base ai dati generali, le vittime sono uomini di età compresa tra i 15 ed i 29 anni: un dato spiegabile soprattutto con il gran numero di giovanissimi assoldati da gang criminali nel continente americano.

In Europa, questa media sale ad una fascia di età compresa tra i 30 ed i 44 anni.

Le donne assassinate muoiono prima di aver compiuto 50 anni. Rispetto al 2012, nel 2017 il numero di donne e ragazze uccise è diminuito (circa 87.000) ma aumenta il tasso di donne uccise in casa (da 48.000 nel 2012 a 60.000 nel 2017), assassinate da familiari (24%) o partner (34%): i loro killer hanno standard di vita più elevati e raramente hanno un passato criminale. Il rapporto rileva come il femminicidio sia ancora un fenomeno troppo spesso ignorato e sottostimato. La casa si conferma il posto più pericoloso per le donne.

Secondo il Report dell’UNODC, esiste una categoria particolarmente a rischio: i giornalisti. Più passa il tempo, più il numero di giornalisti uccisi sale: dai 46 del 2008 si è passati a 124 nel 2012. In gran parte dei casi, lavoravano per testate locali e in aree di conflitto ma, nel 2017, metà degli 80 giornalisti uccisi sono stati assassinati in Paesi dove non era in corso nessuna guerra.

Le persone detenute nelle carceri sono più a rischio di omicidio rispetto a quelle fuori dal carcere in Paesi come Australia, Regno Unito e Panama.

 

RAPPORTO ONU SUGLI OMICIDI NEL MONDO: LE PICCOLE VITTIME

 

Nel 2017, sono stati uccisi circa 21.540 bambini di età pari o inferiore ai 14 anni: un numero che rappresenta il 5% di quello complessivo nel mondo. Si tratta di dati che rispetto all’ultimo decennio non sono cambiati in modo significativo. In Europa, il rischio per i bambini è diminuito considerevolmente negli ultimi anni: per i ragazzi di 14 anni o meno, il tasso generale è sceso da 2,0 nel 2008 a 1,4 nel 2017, mentre per le ragazze nella stessa fascia di età è sceso da 1,2 a 0,8 nello stesso periodo.

Ci chiediamo quanti bambini scomparsi o destinati, ad esempio, al traffico di organi manchino all’appello.

Gruppi terroristici estremisti continuano a reclutare ed usare bambini per operazioni di combattimento ed attacchi suicidi. Centinaia di bambini hanno perso la vita per atti di violenza compiuti da gruppi terroristi estremisti nel 2017.

I bambini molto piccoli (primo anno di vita) hanno più probabilità di essere uccisi dalle loro madri, quelli più grandi dai loro padri. Nei Paesi economicamente avanzati, il figlicidio può essere una causa importante di morte tra i bimbi piccoli per varie cause: metodi disciplinari severi, problemi di salute mentale dei genitori, emarginazione sociale, povertà.

Le giovani madri non sposate a volte possono uccidere il proprio neonato a causa dello stigma sociale legato all’illegittimità.

 

PERCHÉ SI UCCIDE

 

Si uccide e si resta uccisi per svariate ragioni:

  • Motivi personali;
  • Fattori socioeconomici(instabilità politica, disuguaglianze sociali, disparità di reddito, maggiore disoccupazione);
  • Presenza di criminalità organizzata;
  • Discriminazioni di genere;
  • Uso di alcol e droga;
  • Minore disponibilità di risorse a causa del cambiamento climatico.

Il Rapporto cita il caso di alcune persone che avrebbero deciso di unirsi ai gruppi armati in Africa a seguito del progressivo prosciugamento del Lago Ciad che aveva influito negativamente sul settore della pesca e dell’agricoltura.

Lo stress legato alla disoccupazione sembra essere un fattore che contribuisce all’omicidio. L’analisi dell’UNODC e altri studi hanno trovato un legame tra disoccupazione giovanile e livelli di violenza e omicidio, in particolare in un contesto di violenza perpetrata da bande di strada e gruppi della criminalità organizzata.

Droghe e alcol sono strettamente legati alla criminalità perché associati alla crescente inclinazione delle persone a commettere reati (soprattutto, crimine violento) mentre sono sotto l’influenza di sostanze psicoattive. In certe parti del Brasile, dell’Honduras e del Messico, un aumento del flusso di cocaina ha causato picchi di omicidi in alcune località, mentre in altre aree si sono registrati tassi di omicidi stabili o in calo.

 

RAPPORTO ONU: STRATEGIE PER RIDURRE GLI OMICIDI NEL MONDO

 

Nazioni che non riescono a stabilire solidi sistemi di sicurezza e giustizia sono più propensi a soffrire spirali di violenza cronica e insicurezza. Il debole stato di diritto conduce all’impunità e crea un ambiente in cui i criminali possono operare più facilmente. Elevati livelli di impunità possono essere una conseguenza di alti tassi di omicidio.

Un modo per misurare l’impunità è confrontare il tasso di omicidi con il tasso di condanne per omicidio.

L’indicatore chiave di un forte stato di diritto è lo sviluppo di un sistema giudiziario indipendente che possa contribuire a rafforzare la legittimità delle istituzioni governative, fornire meccanismi di risoluzione delle controversie che scoraggino il ricorso alla violenza garantendo ai cittadini la protezione dei diritti individuali.

Lo studio “cerca di far luce sulle uccisioni legate al genere, sulla violenza delle gang e su altre sfide per sostenere prevenzione e interventi in modo da ridurre i tassi di omicidio” ha spiegato Yury Fedotov, direttore esecutivo dell’ufficio ONU.

Global Study on Homicide” realizzato dall’UNODC evidenzia i fattori trainanti degli omicidi (disuguaglianza, disoccupazione, instabilità politica, stereotipi di genere e criminalità organizzata).

Insieme all’analisi dei dati raccolti, il rapporto ONU suggerisce alcuni modi per evitare o ridurre gli omicidi.

Gli Stati dovrebbero:

  • investire nell’istruzione e promuovere lo sviluppo economico per abbattere la criminalità violenta;
  • affrontare la corruzione;
  • attivarsi affinché nessun crimine resti impunito;
  • migliorare le condizioni di vita generali della popolazione cercando di non trascurare nessun gruppo sociale.
Francesco Ciamo CEO di Più Sicurezza
Francesco Ciano